Il rinascimento fu un’epoca di totale innovazione, scoprendo una nuova centralità nella figura umana e rivalutando la cultura classica, nella ricerca di una nuova bellezza che potesse essere guida nella vita del nuovo uomo rinascimentale; ma così facendo molte delle immagini rinascimentali presentarono alla storia delle icone travisate di personaggi mitologici o storici. Oggi allo stesso modo la comunicazione mediatica ci porta a idealizzare la realtà, senza mai mostrarne gli aspetti più realistici o crudi. L’obiettivo del progetto è ironizzare la superficialità di canoni estetici e comportamentali odierni che riguardano sia l’uomo che la donna, applicando in modo visionario i difetti condannati dalla società a delle figure mitologiche, divine, storico o letterarie in una dimensione pop che rasenta la provocazione.
La figura di Venere, ideale di bellezza rinscimentale viene rivisitata per diventare incarnazione di un aspetto umano condannato dalla società, ormai diventato quasi un tabù, la depilazione.
Insime a Venere il tabù della depilazione viene incarnato da Icaro in una dimensione ancora più ironica, trasformando le ali di Icaro nelle sue sopracciglia.
Napoleone è sempre stato dipinto come un grande conquistatore dall'aspetto idealizzato, quando in realtà aveva un aspetto ben diverso, che difficilemente avrebbe ispirato sicurezza e forza, come invece cercava di far credere al mondo con le rappresentazioni che commissionava. Uno dei difetti per cui fu più famoso è l'altezza, e qui viene ironicamente inserito in una realtà visionaria che lo vede minuscolo in mezzo a dei giganti.
Nelle rappresentazioni più antiche, Medusa e le sue sorelle erano raffigurate come 𝗼𝗿𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗲 con ali d'oro e mani di bronzo, dall'ampio viso rotondo incorniciato da una massa di serpenti per capelli, bocca larga con zanne suine e, a volte, anche una corta barba ruvida. Più avanti, nell'arte, presero le sembianze di fanciulle bellissime, sempre con serpi al posto dei capelli. Nel corso dei secoli Medusa è diventata l'ennesima 𝗳𝗲𝗺𝗺𝗲 𝗳𝗮𝘁𝗮𝗹𝗲, dipinta come mostro seducente e crudele, un'ottica con rimembranze misogine che spesso ha visto travisati molti personaggi storici e mitologici.
Nella storia le donne difficilmente vengono accettate come figure autorevoli e anche quando hanno lasciato il segno sono ricordate dai posteri in stereotipi e ci viene offerta una versione piuttosto romanzata della loro vita. Una delle vittime illustri di questo processo è Cleopatra VII, l’ultima regina d’Egitto. Le sue rappresentazioni nel corso dei secoli la vedono sempre dipinta come la classica 𝗳𝗲𝗺𝗺𝗲 𝗳𝗮𝘁𝗮𝗹𝗲, la donna bella e pericolosa che con il proprio corpo ammaliò Cesare e Marco Antonio; i Romani suoi contemporanei la definirono “la prostituta dei re d’Oriente”. Mai ritratto fu più lontano dalla reale Cleopatra. Il suo fascino e il suo carisma erano invece legati alla sua 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶𝗴𝗲𝗻𝘇𝗮, 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮' 𝗲 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮. La sua bellezza non era infatti di per sé abbagliante, diversamente dal suo bagaglio culturale, parlava otto lingue e scrisse diversi trattati.